Il Solar Impulse 2 è una scommessa vinta in partenza. Sì, perchè comunque vada la missione del primo aereo a energia solare a fare il giro del mondo, pensato dai visionari svizzeri Andre Borschbeg e Bertrand Piccard, la rivoluzione verde che con loro ha letteralmente preso il volo è sotto gli occhi di tutti. Un futuro energetico interamente a energie rinnovabili non è più fantascienza, e se già oggi è cosa buona e giusta tra le mura di casa propria, presto sarà realtà alla portata anche dei grandi consumi di massa.
Ed è una tecnologia che in buona parte parla italiano, questo è il bello! I centri di ricerca del nostro paese hanno lavorato a buona parte delle componenti tecniche dell’aereo solare, in particolare nello sviluppo delle leggerissime celle (quasi 17mila) che ricoprono una struttura di carbonio e carta.
Ora un segnale importante, ne siamo convinti, deve arrivare dal mondo dell’industria, da ripensare in chiave sempre più rinnovabile. Anche perchè adesso davvero non ci sono più scuse. Si calcola i costi del fotovoltaico nel corso degli ultimi anni siano stati abbattuti fino al 70%, e secondo la Deutsche Bank se i prezzi del petrolio restano così bassi come adesso, l’energia solare costerà meno del petrolio entro il 2020, praticamente dopodomani. Tutto questo, unito alle altre possibilità in termini di riciclo e riutilizzo attraverso la riduzione degli scarti, si traduce in un minore impatto sull’ambiente, ma soprattutto in risparmio – e non da poco! – sui costi di gestione dell’impresa.
Noi ci abbiamo creduto fin da quando, nel 2007, abbiamo convertito il nostro stabilimento al fotovoltaico, quindi un piccolo “storico” lo abbiamo messo alle spalle, e i numeri che abbiamo raccolto confermano ampiamente queste aspettative.
Con un impianto da 100kw oggi la nostra produzione di energia elettrica supera ampiamente i nostri consumi (di circa 80kw): l’eccesso viene restituito alla rete, che quindi ci paga per avere la nostra sovrapproduzione elettrica. In pochi anni, l’investimento che abbiamo fatto non solo è stato ammortizzato, ma si è trasformato in un attivo!
Quanto all’aspetto del riciclo, oggi riusciamo a recuperare il 100% degli scarti di lavorazione (trucioli di acciaio, alluminio, rame altri metalli), che vengono nuovamente impiegati nei processi produttivi. E non va male neanche con il materiale di imballaggio con cui la merce arriva nella nostra azienda, e che universalmente è considerata una delle principali piaghe della produzione di rifiuti dell’industria: in questo caso la percentuale di riciclo è prossima al 95%, e contando che con il recupero di bancali, scatolame di cartone e protezioni esterne siamo al 100%, alla fine deve essere smaltito solo il nylon esterno.
Un consiglio: non sottovalutate nemmeno le possibilità di riutilizzo degli oli lubrorefrigeranti. Abbiamo testato con successo le potenzialità di un buon impianto per di recupero, che attraverso refrigerazione e microfiltrazione ne consente il riutilizzo fino all’esaurimento completo delle loro caratteristiche. Abbiamo calcolato che tutte queste soluzioni impiegate incidano di un buon 7% annuo risparmiato nel nostro fatturato.
Insomma, un futuro “green” in azienda e nel lavoro conviene per davvero, e in realtà non c’è nemmeno bisogno di aspettare per mettersi a regime. Ci crediamo a tal punto che abbiamo deciso di mettere a disposizione la nostra esperienza sul campo con un servizio di consulenza ai clienti per favorire il risparmio sui consumi di energia e acqua in tutti i cicli di lavorazione. Tanto per farvi un’idea, date un occhio al nostro catalogo on-line per scoprire l’infinita gamma di prodotti con queste caratteristiche che già esistono in commercio (sono quelli identificati con il simbolo “green”).
Il video del decollo del Solar Impulse
MECSPE 2017