Brexit, crisi turca ed elezioni Usa non spaventano l’esportazione della manifattura italiana. Questo è quanto emerso in occasione dell’assemblea annuale di Anima (Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica varia e affine), tenutasi lo scorso 25 novembre nella sede milanese del Sole 24 Ore. Le delicate situazioni geopolitiche non hanno quindi frenato il mercato estero dell’industria meccanica nazionale, che anzi ha registrato dati positivi in questo 2016, con previsioni incoraggianti per l’anno venturo.
Quale Export per il 2017? Per cercare una risposta a questa domanda Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison, parte dal confronto tra 2015 e 2016 grazie ai dati elaborati dall’Ufficio Studi Anima su base Istat:
Nel primo semestre del 2016 il valore dell’export raggiunto da macchine, tecnologie e impianti italiani ha toccato quota 13,5 miliardi di euro, con una crescita dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Come si può notare dal grafico, dopo il crollo delle esportazioni dovuto alla crisi tra il 2008 e il 2009, nel 2013 si è arrivati addirittura a superare i livelli pre-crisi, crescendo ulteriormente.
A guidare la domanda di manifattura italiana c’è l’Europa, che rappresenta con il suo 44% la fetta più importante del mercato, seguita da Asia (22%) e Nord America (10%). Sul primo gradino del podio tra i paesi europei troviamo la Germania, con una richiesta che ha raggiunto quota 1,27 miliardi di euro, con una crescita del +7% rispetto al 2015. Valvole e rubinetti sono i prodotti più richiesti dai tedeschi in crescita del +1,1%, con pompe (+12,7%) e turbine a gas (+20,6%) che registrano una crescita in doppia cifra, così come gli impianti di condizionamento (+16%). Subito dietro troviamo la Francia, con una domanda di Made in Italy che ha fatto registrare nel 2016 un aumento del +10% rispetto allo scorso anno per un giro di affari di 1,19 miliardi di euro, con un picco positivo di richiesta per la caldareria (+21,9%) ed i carrelli elevatori (+11,1%), oltre agli strumenti di movimentazione. A ruota seguono Regno Unito e Spagna, che confermano il loro interesse per i prodotti del nostro paese, mentre subito dietro in questa graduatoria si trova la Turchia, che accresce la domanda del +24% raggiungendo quota 419 milioni di euro.
Una situazione positiva a dispetto delle previsioni che lo stesso presidente di ANIMA commenta così: «Il timore era di dover affrontare conseguenze economico-politiche molto più pericolose del previsto. – dichiara Alberto Caprari – Anche gli ultimi mesi non hanno disegnato una situazione critica a livello di export. Gli avvenimenti in Turchia non hanno provocato effetti sugli scambi commerciali e le elezioni Usa non hanno sconvolto le borse. Tantomeno la Brexit sta incidendo sulle attività imprenditoriali. Il prezzo del petrolio si è assestato sui 50 dollari al barile diventando profittevole. Se ci sarà un’eco rilevante della mutevole geopolitica la avvertiremo probabilmente nel 2017».
Fonte L’Industria Meccanica.it
MECSPE 2017