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La sicurezza al lavoro

on 16 maggio 2017 | 0 Comment
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La sicurezza sul lavoro rappresenta un aspetto fondamentale nella vita quotidiana di ogni azienda. Per questo la prevenzione dei rischi dei lavoratori dovrebbe rappresentare il primo pensiero per qualsiasi titolare d’azienda. Ma quali sono gli aspetti fondamentali per poter lavorare in sicurezza?

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“Gli esperti parlano spesso dell’insieme di tre aspetti – ci racconta l’ing. Alberto Cuomo dello Studio Centro Sicurezza Ambienti -. Un primo aspetto è la possibilità di lavorare in modo sicuro, e dipende dalle condizioni di lavoro: il poter lavorare con attrezzature sicure, in un ambiente di lavoro sicuro e con persone attorno attente e responsabili. Un secondo aspetto è rappresentato dalle conoscenze e competenze, il saper lavorare in sicurezza, quindi conoscere le regole, i rischi e il modo sicuro di lavorare. Il terzo aspetto fondamentale infine è la volontà di lavorare in modo sicuro, le motivazioni, ossia sono convinto che questo è il modo migliore per lavorare e che non vale la pena di rischiare.”

Come si è evoluta la sicurezza all’interno del mondo dell’industria meccanica?

Nel mondo dell’industria meccanica, com’è successo per tutto il mondo del lavoro in generale, la sicurezza ha avuto due grandi evoluzioni. Da un lato quella tecnologica, con macchine sempre più sicure e dispositivi di sicurezza sempre più evoluti e raffinati. Dall’altro lato è anche cresciuta molto l’attenzione nei confronti degli aspetti umani, ossia come abbiamo visto conoscenze, competenze e motivazioni.

Quali sono i rischi maggiori per chi opera in questo settore?

Ovviamente i rischi meccanici, quali tagli, schiacciamenti, urti, spesso dovuti al contatto con elementi in moto delle macchine. Poi dobbiamo tener conto dei rischi elettrici e anche dei rischi di caduta dall’alto, che spesso rappresentano la causa degli incidenti più gravi, oltre ovviamente a una serie di rischi recentemente oggetto di crescente attenzione come quelli legati alla movimentazione di pesi e da movimenti ripetitivi. A me però interessano molto anche i rischi di tipo “organizzativo”, come ad esempio quelli legati al lavoro in appalto, cioè quando dei lavoratori di un’azienda lavorano “fuori casa” presso un’altra azienda. Queste situazioni creano molti rischi spesso non adeguatamente controllati. Rischi legati alla scarsa qualificazione di chi svolge il lavoro, alle insufficienti informazioni su come svolgere queste mansioni o alle interferenze tra attività del committente e dell’appaltatore.

Quali novità normative troviamo al riguardo?

Le leggi fondamentali in materia ormai sono ben assestate, rappresentate dal Testo Unico sulla Sicurezza, Decreto Legislativo 81/2008, anche se giustamente è di frequente oggetto di ritocchi e revisioni. Un impulso notevole è però venuto dall’estensione alla sicurezza del lavoro del “meccanismo 231”, sulla responsabilità amministrativa delle aziende. Si tratta di un argomento piuttosto specialistico, che vale per molte categorie di reati, ma da qualche anno anche per i reati in materia di sicurezza. Molto brevemente la sua efficacia consiste nel fatto di prevedere rischi di sanzioni talmente pesanti per le aziende che vengono ritenute responsabili di “cattiva organizzazione” da spingere sempre più realtà aziendali ad adottare dei Sistemi di Gestione della Sicurezza. Altri aspetti normativi interessanti riguardano invece alcune adozioni recenti che si occupano di aspetti particolari, come quello dei rischi di chi lavora in spazi confinati per esempio, un problema antico ma sempre attuale. Pensiamo per esempio ai casi recenti di incidenti avvenuti nelle stive delle navi, nelle cisterne, vasche e simili.

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Dispositivi di sicurezza e buona condotta del lavoratore quanto incidono sull’abbattimento del rischio di incidenti?

Su questo tema c’è un dibattito in corso tra gli esperti. Secondo alcuni che stanno al 50%, ossia metà sicurezza dipende dal comportamento del lavoratore e metà da cosa gli sta intorno come macchine e luoghi di lavoro. C’è un’altra corrente di pensiero che invece sostiene che la percentuale si divida in un 20% corrispondente comportamento del lavoratore e 80% nell’ambiente di lavoro, altri ancora sostengono il contrario. Io personalmente non credo nell’importanza del dato statistico, o meglio, non credo che le ricostruzioni degli incidenti siano sempre oggettive, rendendo perciò potenzialmente inattendibili anche le statistiche ad essi relativi. E’ chiaro comunque che sono necessarie entrambe le “gambe” perché la sicurezza stia in piedi: insieme ad attrezzature dotate di dispositivi di sicurezza vanno affiancate persone che adottino comportamenti sicuri per poter sperare di abbattere il livello di rischio.

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Tags: dispositivi di sicurezzaIndustria Meccanicalavororischisicurezzaspazi confinati

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