Dopo la chiusura di Made in Steel, evento biennale dedicato alla filiera dell’acciaio, e in attesa della settima edizione che tornerà a Milano nella primavera del 2017, è tempo di bilanci per questa tre giorni all’insegna dell’eccellenza dell’industria siderurgica italiana e internazionale. E il bilancio è senza dubbio positivo: un’edizione di grande successo, “da record”, sotto molti punti di vista. Si è registrato il maggior numero di aziende presenti della storia della manifestazione (328, +5% rispetto al 2013), la più vasta area espositiva (11.100 mq, +15%), il maggior numero di aziende straniere presenti (33% contro il 24% dell’edizione precedente) e un incremento del fatturato del 25%.
Un’edizione speciale anche per il rendiconto del progetto “Industria e Acciaio 2030”, progetto ideato e promosso da Siderweb che ha visto impegnati nel corso di tutto l’anno diversi specialisti, industriali, economisti, sociologi e antropologi, per interrogarsi sul futuro e le prospettive del settore siderurgico nei prossimi 15 anni.
Sul sito di Siderweb sono state pubblicate alcune interviste che permettono di farsi un’idea di quanto grande sia la portata di questo progetto.
Per Carlo Mapelli, docente di Metallurgia al Politecnico di Milano, si è avuto per la prima volta “un quadro trasparente della situazione della siderurgia in Italia”. Un quadro a partire dal quale sostiene sarà possibile tracciare le nuove direttrici finanziare, e cercare di capire quali sono i fattori competitivi per il futuro. Il vero fattore competitivo sarà la formazione degli individui. Creatività e livelli culturali elevati sono la base su cui costruire un sistema efficiente.
“Made in Steel potrebbe rappresentare il discriminante tra un ‘prima’, la crisi che abbiamo patito e un ‘dopo’ che ancora potrebbe riservarci delle opportunità” dichiara Emanuele Morandi, amministratore delegato di Made in Steel. A partire dalle parole chiave innovazione, sostenibilità, fare rete, fare sistema, sarà possibile “diventare da industria pesante a industria pensante”. Buone le impressioni anche per Industria e Acciaio 2030 vera e propria “anima” di questa edizione, che ha permesso di guardare al futuro e all’acciaio come elemento importante per il futuro. Insomma per Morandi ci si dovrà adeguare, si dovrà passare dalla quantità alla qualità, ma le direzioni ci sono, la crisi sembra ormai alle spalle e dopo questo evento è possibile essere tutti più ottimisti.
Le prospettive sembrano buone anche stando alle parole di Dipak Pant, fondatore e coordinatore dell’unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università Carlo Cattaneo. Nelle sue parole emerge la necessità di trovare nuovi sbocchi di impiego: tecnologie compensanti per un’umanità che invecchia e avrà sempre più bisogno di strumenti meccanici a sostegno delle disabilità avranno bisogno dell’acciaio; supporto per le infrastrutture e i trasporti ormai obsoleti, a sostegno di una nuova rete di trasporti intermodali che avrà bisogno di acciaio. Altri fattori, poi, fanno ben sperare per l’acciaio: in un sistema che favorirà il recupero delle materie prime e il riciclo non si può dimenticare che l’acciaio è uno dei materiali meglio riciclabili in circolazione; anche la tecnologia e la robotica avranno bisogno di acciaio.
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