Il mercato italiano della siderurgia torna a crescere, in totale controtendenza rispetto al resto d’Europa, frenata dalla concorrenza cinese.
La produzione globale, dopo la brusca frenata del 2015, nel 2016 ha registrato un ritorno al segno positivo, andando a registrare un +0,8%. Il problema della sovracapacità resta però irrisolto, e anche l’inasprimento delle barriere commerciali limita solo i danni, senza affrontare la necessità di governare ristrutturazioni con accordi internazionali.
Nonostante un’Europa in crisi (come del resto le altre aree del mondo, Asia, compresa) dove, però, l’anno scorso l’Italia è riuscita a brillare, controcorrente rispetto all’arretramento generale. La siderurgia tricolore ha recuperato in un solo anno il 6% della produzione, una delle migliori performance tra i big (seconda solo a quella dell’Iran, che nello stesso periodo è cresciuto del 10,8%, e dell’India, che ha registrato un incremento del 7,4 per cento).
L’Italia arresta una discesa che durava ininterrottamente da quattro anni, portandosi a quota 23,3 milioni. Merito anche di un buon consolidamento del comparto dei lunghi, che era in sofferenza a causa delle difficoltà del mercato interno dell’edilizia e dei lavori pubblici, principale mercato di sbocco per questo tipo di prodotti.Nel dettaglio, secondo i dati Federacciai, in undici mesi i lunghi prodotti sono stati 10,839 milioni (+3,1%), mentre i piani sono stati 10,587 milioni (+10,6%). Frenata generale invece, come detto, per il resto della siderurgia europea, con una produzione di 162,3 milioni di tonnellate, in calo del 2,3% rispetto al 2015.
Rimanendo ai dati 2016 i principali paesi emergenti hanno confermato un ruolo dominante nella produzione di acciaio, mostrando maggiore dinamicità rispetto alle siderurgie dei paesi con una storia industriale meno recente. La Turchia è cresciuta del +5,2%, con 33,2 milioni di tonnellate di produzione. Sale anche l’Ucraina, nel 2015 frenata dalla crisi politica con la Russia: l’anno scorso il recupero produttivo del decimo produttore mondiale è stato del 5,5%, a quota 24,2 milioni di tonnellate.
La rincorsa italiana potrà però beneficiare anche del giro di vite imposto dall’Unione europea alle esportazioni in dumping, culminato l’anno scorso con l’imposizione, a ottobre, di un dazio tra 13,2 e il 22,6% per i coils a caldo provenienti dalla Cina, e dell’avvio di un’indagine analoga per prodotti venduti da Brasile, Iran, Russia, Serbia e Ucraina.
MECSPE 2017